0 members
0 Anonymous Members
- Groups' legend
- Top Members
Most users ever online was 892 on 23/5/2021, 08:09
Una singola rosa può essere il mio giardino...
un singolo amico,il mio mondo
Leo Buscaglia©
Notte e sonno (Zefiro e Chloride) – Evelyn de Morgan
Nella mitologia greca, Anemone era la ninfa sposa di Zefiro, la divinità che rappresentava il vento dell’ovest e che con il suo caldo soffio produceva fiori e frutti. Anemone viveva nella corta della dea Chloride, della quale suo marito Zefiro era amante, ma nonostante ciò, Zefiro era solito indirizzare un soffio intensamente più caldo verso l’amata moglie, suscitando la gelosia di Chloride che voleva per se tutte le attenzioni di Zefiro. Chloride accecata dalla gelosia scacciò Anemone e Zefiro per proteggerla la trasformò nel fiore che ora porta il suo nome, un fiore che non schiude mai la corolla se non viene baciata dal caldo vento di Zefiro. Anemone infatti significa “fiore del vento”.
Una leggenda cristiana invece racconta che il fiore sia nato al tempo della crocefissione di Gesù, ai piedi della sua croce, ricevendo il colore rosso dal sangue uscito dalle sue ferite, da cui il nome di “le gocce di sangue del Cristo”.
La disputa di Atena e Poseidone – HalléNoël
L’ulivo da millenni è l’albero che ha caratterizzato gli aspetti salienti del paesaggio coltivato di tutta l’area del Mediterraneo e fu una creazione della dea Atena. Atena, dea guerriera protrettrice di Atene e membro di rilievo nel pantheon dell’Olimpo, nonché figlia prediletta di Zeus dalla cui testa nacque già tutta armata, creò l’ulivo in occasione della contesa tra lei e Poseidone sulla sovranità dell’Attica, che sarebbe spettata a chi avrebbe fatto il dono più utile e bello a questa regione montuosa della Grecia. Una disputa decisa dallo stesso Zeus che non sapeva decidersi a chi affidare la regione. Poseidone toccando con il suo tridente la terra fece saltare fuori un nuovo animale, il cavallo, che da quel momento avrebbe popolato tutta la terra. Atena invece percorse il suolo con il suo giavellotto e dal terreno fece sorgere una pianta d’ulivo con i frutti, il dono che poi fu scelto dal popolo ritenendolo simbolo di pace e prudenza dato che Atena era la personificazione della saggezza e della sapienza in tutti i campi delle scienze conosciute. Da quel giorno la capitale dell’Attica fu chiamata Atene, in onore della dea vincitrice.
Fuga in Egitto – Tintoretto
Sulla salvia esistono diverse leggende, soprattutto riferite alle sue proprietà terapeutiche. Le origini della pianta risalgono alle zone del Mediterraneo e dell’Asia Minore. Ai fiori della salvia viene attribuito il significato di salvezza, ispirato evidentemente dalle sue innumerevoli proprietà medicinali e terapeutiche, note già dagli antichi i quali la ritenevano in grado di curare ogni problema di salute, anche il più grave. Da qui il nome, originato dal termine latino salvus, che significa sano.
Per i Greci e i Romani la salvia è governata da Giove, che le attribuì capacità purificanti per il fegato e rigeneranti per il sangue. Per questo nell’antichità se ne servivano per curare i morsi dei serpenti e per rinforzare il corpo e la memoria.
Una leggenda cristiana narra delle virtù attribuite a questa pianta: quando la Sacra Famiglia fuggì in Egitto, per evitare le ire di re Erode, soltanto la umile salvia accettò di nascondere Gesù Bambino dalla vista dei soldati e di farlo riposare su un morbido giaciglio durante le soste, fatto con i suoi fiori. Così la Madonna per ringraziare la salvia della sua generosità, la benedì facendogli dono delle sue note qualità terapeutiche.
Il tiglio nasce dalla disperazione di una madre nell’antica Grecia. La ninfa Filira, figlia di Oceano, s’innamorò perdutamente del dio Crono. I due vennero sopresi insieme a letto dalla moglie di Crono, Rea, che fece balzare dal letto e fuggire via Crono sotto le mentite spoglie di uno stallone al galoppo. L’amplesso lasciò in dono a Filira un figlio che lei aspettò con trepidazione come consacrazione di quell’unione. Quando il piccolo venne alla luce, ella quasi impazzì perchè il neonato era un centauro, ovvero una creatura per metà cavallo e per metà umano, che divenne poi il famoso Chirone, insegnante di Achille. Per la vergogna la ninfa chiese al padre di essere trasformata in un albero, il tiglio.
BELLA DI NOTTE
Arousal
Al calar dell’imbrunire
guardati intorno
ogni fiore va a dormire
ma per te inizia il giorno.
Sei nata dalla Luna
per realizzare un sogno
il popolo della notte
di te ha bisogno.
Con i tuoi teneri profumi
allieti le notti di veglia
richiamando quei piccoli lumi
al tocco di una ciglia.
28 GIU - I colori della terra nei fiori di New York insieme alle opere della serie dedicata all'Albero della Vita. Francesco Clemente rende omaggio a Siena (che nel 2012 lo ha nominato per la esecuzione del drappellone del Palio) con una mostra di lavori inediti aperta dal 29 giugno a 2 ottobre nel Complesso Museale Santa Maria della Scala di Siena.
Curata da Max Seidel con la collaborazione di Carlotta Castellani, la rassegna, intitolata "Fiori d'inverno a New York", espone dieci tele inedite, di grande formato realizzate dal pittore napoletano nella Grande Mela a partire dal 2010. La serie che da il titolo alla rassegna è nata da una collaborazione con la moglie, l'attrice e coreografa Alba Primiceri, ed è costituita da cinque opere che hanno impegnato Clemente dal 2010 al 2016. Nelle opere dell'Albero della vita, l'iconografia di Clemente attinge invece liberamente dalle fonti più svariate come la mitologia classica, il buddhismo, la storia e la letteratura orientali e l'immaginario contemporaneo, ma in essa è particolarmente evidente l'interesse per le tradizioni contemplative dell'India, paese dove l'artista ha vissuto per lunghi periodi fin dai primi anni Settanta e dove continua a soggiornare per molti mesi l'anno. La mostra, promossa e organizzata dal Comune di Siena, è realizzata in collaborazione con Opera Gruppo-Civita. Il catalogo, curato dall'editore Sillabe s.r.l., è accompagnato da una presentazione di Daniele Pittèri, da una intervista di Max Seidel all'artista e da un testo di Carlotta Castellani.
CAGLIARI, 25 GIU - Dopo oltre tre anni l'Orto Botanico dell'Università di Cagliari, oggi divenuto "Centro Servizi di Ateneo Hbk" (Hortus botanicus karalitanus), riapre al pubblico anche nel fine settimana e nei giorni festivi.
I nuovi orari prevedono l'apertura con orario continuato dalle 9 alle 18 per tutto il periodo in cui è in vigore l'ora legale (1 aprile-31 ottobre) e l'apertura dalle 9 alle 14 nei restanti mesi. Il lunedì si osserverà un giorno di chiusura. Le nuove tariffe non prevedono aumenti ma una riduzione dei prezzi (fino al 50%) in particolare per i bambini e ragazzi in età scolare (6-18 anni), le famiglie e coloro che optano per gli abbonamenti mensili o annuali. Confermato l'ingresso gratuito per i bambini sotto i 6 anni, le persone disabili e accompagnatori, studenti dell'Ateneo in regola col pagamento delle tasse. L'offerta prevede anche la possibilità di visite guidate (in inglese, spagnolo e francese), nelle diverse strutture.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA
IL GIGLIO E' LEGATO SIMBOLICAMENTE AL NOME DI SAN LUIGI ED E' SIMBOLO DI PUREZZA E DI CANDORE.
Nella tradizione ebraica e cristiana, il giglio era sinonimo di gioventù, verginità e fertilità. Con l’avvento del Cristianesimo, il fiore bianco ‘Lilium candidum’ – che sbocciava nella tarda primavera e fioriva in estate – diventò conosciuto come ‘giglio della Madonna’, ‘giglio di San Luigi’, o ‘giglio di Sant’Antonio’, sinonimo di castità, purezza e virtù, come testimoniano le scritture della letteratura e l’iconografia religiosa. Fu quindi strettamente associato a numerosi Santi martiri, tra i quali Sant'Antonio da Padova, protettore del matrimonio e patrono della procreazione, rappresentato con questo fiore in mano in nome della sua purezza, nel corpo e nell'anima, e della battaglia che condusse contro il demone fin dall'infanzia. SanGiuseppe venne raffigurato tradizionalmente con Gesù Bambino in braccio, mentre teneva in mano un bastone da viandante dal quale sbocciavano dei gigli bianchi, l’unico fiorito miracolosamente tra quelli posti sull'altare, e quindi decisivo per designare lo sposo di Maria, secondo quanto tramandato dal Protovangelo di Giacomo. I tre petali del giglio vennero anche ritenuti simbolici delle tre virtù – fede, speranza e carità – e quindi allusivi alla Sacra Trinità. Simbolo della Passione di Cristo sulla croce e della Santa Rinascita nella primavera della Pasqua cristiana, il giglio fu considerato candido quanto era puro il Salvatore esimile alla tromba dell’Angelo Gabriele che gioioso annuncia la Resurrezione per la sua forma a cono. I gigli rientrarono nel simbolismo religioso floreale delle piante e dei fiori che rappresentarono la vita e le virtù della Madonna nei ‘Giardini di Maria’ medievali. In alcune opere d’arte religiosa di quest’epoca comparve anche il giglio nelle tonalità arancio acceso e rosso brillante che incarnavano l’amore di Dio, anche se talvolta la varietà in giallo venne identificata con la luce divina e quella in viola come sinonimo di umiltà e di castità. Ma era comunque comunemente condivisa l’interpretazione secondo il linguaggio dei fiori: il giglio bianco – sinonimo di innocenza, purezza, rettitudine, fede, santità – venne inserito in numerosi quadri per rappresentare la Madonna e l'Angelo dell'Annunciazione nel tardo Medioevo e nel primo Rinascimento. ‘L'Annunciazione’ – tempera all'uovo su tavola a lunetta dipinta da Fra Filippo Lippi negli anni 1450-1453 – presentò le due figure di profilo. Maria era seduta a testa china, in segno di umile accettazione, nel porticato di un giardino all’italiana recintato e raccolto, conosciuto come ‘hortus conclusus’ per pregare, simbolo artistico della Sacra Vergi...
Last comments