Noi con Voi

  1. RICORDI DEL TEMPO PASSATO E GOLOSERIE

    By mameli11 il 5 Feb. 2014
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    Il cibo nelle pubblicità d’epoca in mostra a Roma
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    "Cibo immaginario": l'Italia moderna si racconta

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    In cucina con Andy Warhol

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    Professor chef: Davide Oldani ad Harvard

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    I magnifici sette chef per il calendario Lavazza


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    La rivincita dell'hamburger

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    Le 10 icone della golosità

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    A cosa pensate quando sentite la parola "cioccolato"? Ognuno di noi probabilmente associa un'immagine ed un prodotto, legato spesso ad un ricordo d'infanzia o ad una passione golosa nata postuma e diventata quasi un'ossessione. Per tutti coloro che quando sono tristi si rifugiano nel cibo degli dei, ecco una photogallery con le icone del cioccolato... per stuzzicare l'appetito in attesa di Eurochocolate .

    la Nutella Ferrero, la crema spalmabile a base di nocciola e cacao più amata al mondo.
    Bacio Perugina -
    Kinder Sorpresa -

    Amato dai piccini per la sorpresa e da tutti per il suo sapore stuzzicante e delicato, il Kinder Sorpresa è l'ovetto di cioccolato che porta un po' di Pasqua nel quotidiano.
    Gianduiotto Caffarel -

    Prodotto nato a Torino e diffusosi ormai in tutto il mondo, il gianduiotto è il cioccolatino più scartato d'Italia, e -dopo quelli delle aziende artigianali- il più simbolico è quello Caffarel.
    Ciobar Cameo -
    Perfetta per una serata invernale, per scaldarsi mani e corpo davanti ad un caminetto o anche solo alla televisione, la cioccolata calda è tra le icone di questo prodotto, e la più diffusa è la rapida Ciobar.
    Lindor Lindt -

    Con il cuore cremoso e il croccante guscio esterno, i Lindor sono tra i cioccolatini più apprezzati.
    Palle di Mozart

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    Ben più antico ma un po' più difficile da trovare è l'altro iconico cioccolatino sferico: le palle di Mozart. Create a Salisburgo nel 1890 dal pasticciere Paul Fürst, quelle originali si comprano nell'omonima pasticceria austriaca.
    Tavoletta Novi -
    La tavoletta è il cioccolato per intenditori e per sportivi, che si dilettano a scegliere il grado di amarezza o l'ingrediente extra da aggiungere alla versione classi...

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    Last Post by mameli11 il 5 Feb. 2014
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  2. PERSEFONE

    By mameli11 il 14 Jan. 2014
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    ERSEFONE: figlia di Zeus e Demetra, appare già in Omero come la sposa di Ade, dio dell'Averno, e quindi signora delle ombre e dei mostri infernali. Una tradizione ne fa la figlia di Zeus e di Stige, la ninfa del fiume infernale.
    Si narrava che, mentre la dea con le ninfe del suo seguito coglieva fiori presso Enna in Sicilia, Ade, ottenuto il consenso di Zeus, la rapisse e la trasportasse nell'Oltretomba con il suo cocchio. La madre Demetra desolata per l'improvvisa sparizione della figlia Core, in seguito chiamata Persefone, si appartò dall'Olimpo e dalla Terra, in regioni deserte; cessò pertanto la fertilità della terra e i mortali morivano di fame. Allora Zeus, per consolare la dea addolorata, ordinò a Ermete di scendere agli Inferi per riportare Persefone alla madre; ma ciò non era più possibile, poiché la giovane aveva rotto il digiuno. Infatti, per disattenzione o perché tentata da Ade, aveva mangiato un chicco di melagrana, e questo bastava a legarla per sempre agli Inferi. Si giunse allora a un compromesso davanti al trono di Zeus: Core avrebbe trascorso ogni anno tre mesi in compagnia di Ade, come regina del Tartaro e col titolo di Persefone, e gli altri nove mesi in compagnia di Demetra che acconsentì finalmente a risalire sull'Olimpo.
    Si racconta che Zeus generò in segreto suo figlio Zagreo in Persefone, prima che essa fosse condotta nell'Oltretomba da suo zio Ade. Come sposa di Ade ha una parte nella leggenda di Eracle. Quando l'eroe, per ordine di Euristeo, discese nel Tartaro per catturare il cane Cerbero, trovò Teseo che aveva accompagnato agli Inferi l'amico Piritoo per portar via Persefone; ma, per la loro sacrilega impresa, Ade li teneva prigionieri da ben quattro anni sulla Sedia dell'Oblio. Persefone che aveva accolto Eracle come un fratello, gli concesse di liberare i due imprudenti e di ricondurli sulla terra. L'eroe afferrò allora Teseo per le mani e con uno strappo lacerante lo liberò, ma buona parte della sua carne rimase attaccata alla sedia. Afferrò anche le mani di Piritoo, ma la terra tremò e l'eroe abbandonò l'impresa. Poi, per ingraziarsi le ombre con un dono di sangue, sgozzò un capo della mandria di Ade. Il mandriano Menete lo sfidò a una gara di lotta; ma ne uscì con le costole rotte, e avrebbe subito una sorte peggiore se Persefone non fosse intervenuta e non avesse chiesto a Eracle di lasciarlo andare.
    Oltre la bellezza, Persefone possedeva un animo gentile e molto sensibile. Infatti, allorché Alcesti, moglie di Admeto re di Fere, accondiscese a morire al posto del marito, Persefone rimandò la giovane sulla terra, commossa dalla abnegazione che questa dimostrò verso lo sposo. Alla dea sono legati diversi miti fra i quali quello di Adone. Si narra che quando nacque Adone, era tanto bello che Afrodite lo mise...

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    Last Post by mameli11 il 14 Jan. 2014
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  3. La nascita della luna - mito cinese

    By mameli11 il 5 Jan. 2014
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    Il Signore dell'Eternità donò il Sole al Giorno, perché lo illuminasse con la sua luce, facesse maturare i frutti della terra e ricompensasse le fatiche degli uomini...

    La Notte si offese, lei non ricevette nulla, e rimase tristemente avvolta dall'oscurità. Ma il gigante Ti-Nu volle consolarla: affondò le sue mani invulnerabili nel molle corpo del sole e ne staccò una porzione tondeggiante, poi la avvolse in una nuvola, per portarla alla Notte. Improvvisamente un cane rabbioso si avventò su di lui: per difendersi, il gigante Ti-Nu fuggì in tutta fretta. Ma la nuvola che avvolgeva la porzione di sole da donare alla Notte era piena di fenditure e, nella fuga, il suo prezioso contenuto fuoriusciva. Ti-Nu, ignaro, continuò a correre e non si accorse di spargere intorno a sè scintille luminose, di seminare fiorellini incandescenti. Corse così velocemente che inciampò nel secchio dove era stato versato il latte argenteo di una capra sacra : quella piccola porzione di sole che non si era dispersa nella fuga vi cadde dentro, e perse la sua luminosità.

    Il gigante Ti-Nu si disperò. Il cane rabbioso continuò ad inseguirlo, Ti-Nu continuò a correre per fuggire, e, tutt'oggi, ancora corre e non sa di aver creato il firmamento, con le stelle scintillanti e la pallida luna, protettrice dei sogni.












    Last Post by mameli11 il 5 Jan. 2014
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  4. SCILLA E CARIDDI

    By mameli11 il 2 Jan. 2014
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    Nelle storie che ci sono state tramandate si narra che presso l'attuale città di Reggio Calabria, vivesse un tempo la bellissima ninfa Scilla, figlia di Tifone ed Echidna.
    Scilla, cui la natura aveva fatto dono di una incredibile grazia, era solita recarsi presso gli scogli di Zancle, per passeggiare a piedi nudi sulla spiaggia e fare il bagno nelle acque limpide del mar Tirreno. Una sera, mentre era sdraiata sulla sabbia, sentì un rumore provenire dal mare e notò un'onda dirigersi verso di lei. Impietrita dalla paura, vide apparire dai flutti un essere metà uomo e metà pesce dal corpo azzurro con il volto incorniciato da una folta barba verde ed i capelli, lunghi sino alle spalle, pieni di frammenti di alghe. Era un dio marino che un tempo era stato un pescatore di nome Glauco che un prodigio aveva trasformato in un essere di natura divina.
    Scilla, terrorizzata alla sua vista perchè non capiva di che tipo di creatura si trattasse, si rifugiò sulla vetta di un monte che sorgeva nelle vicinanze. Il dio marino, vista la reazione della ninfa, iniziò ad urlarle il suo amore e a raccontarle la sua drammatica storia. Era infatti un tempo Glauco un pescatore della Beozia e precisamente di Antedone, un uomo come tutti gli altri, che trascorreva le sue lunghe giornate a pescare. Un giorno, dopo una pesca più fortunata del solito, aveva disteso le reti ad asciugare su un prato adiacente alla spiaggia, ed aveva allineato i pesci sull'erba per contarli quando, appena furono a contatto con l'erba, iniziarono a muoversi, presero vigore, si allinearono in branco come fossero in acqua e saltellando, fecero ritorno al mare. Glauco, esterrefatto da tale prodigio, non sapeva se pensare ad un miracolo o ad uno strano capriccio di un dio. Scartando però l'ipotesi che un dio potesse perdere tempo con un umile pescatore come lui, pensò che il fenomeno dipendesse dall'erba e provò ad ingoiarne qualche filo. Come l'ebbe mangiata, sentì un nuovo essere nascere dentro di lui che combatteva la sua natura umana fino trasformarlo in un essere attratto irresistibilmente dall'acqua.
    Gli dei del mare lo accolsero benevolmente tanto che pregarono Oceano e Teti di liberarlo dalle ultime sembianze di natura umana e terrena e di renderlo un essere divino. Accolta la loro preghiera, Glauco fu trasformato in un dio e dalla vita in giù fu mutato in un pesce.

    Scilla, dopo aver ascoltato il racconto di Glauco, noncurante del suo dolore, andò via lasciandolo solo e disperato. Allora Glauco pensò di recarsi all'isola di Enea dove sorgeva il palazzo della maga Circe sperando che potesse fare un sortilegio per far innamorare Scilla di lui.

    Circe, dopo che Glauco ebbe raccontato il suo amore lo ammonì duramente, ricordandogli che era un dio e pertanto non aveva bisogno di implorare una...

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    Last Post by mameli11 il 2 Jan. 2014
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  5. ATENA O MINERVA

    By mameli11 il 30 Dec. 2013
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    Figlia prediletta di Zeus, Atena nacque già adulta dalla testa del dio armata di uno scudo ornato con la spaventosa testa della gorgone Medusa, che pietrificava chiunque la guardasse, della sua lancia, dell'egida (una corazza di pelle caprina) e dell'elmo. Era chiamata anche Pallade o Parthénos ("la vergine"), e ad Atene si trovava il principale tempio a lei dedicato, il Partenone: secondo la leggenda, divenne suo come ricompensa del dono dell'ulivo che aveva fatto agli ateniesi.

    Atena era prima di tutto la dea delle città greche, delle arti e dei mestieri e, nella mitologia più tarda, della saggezza. È anche la dea della guerra; tra gli dei fu la più accanita sostenitrice dei greci durante la guerra di Troia. Dopo la caduta della città, tuttavia, questi non rispettarono la sacralità di un altare dedicato alla dea, presso il quale si era rifugiata la profetessa troiana Cassandra. Per punirli, Atena chiese quindi a Poseidone, dio del mare, di scatenare una tempesta che distrusse la maggior parte delle navi greche sulla via del ritorno da Troia. La dea era anche protettrice dell'agricoltura e dei mestieri femminili, soprattutto della filatura e della tessitura. All'uomo, invece, dedicò l'invenzione dell'aratro e del flauto e le arti di addomesticare gli animali, costruire navi e fabbricare calzature. Fu spesso associata agli uccelli, soprattutto alla civetta.

    MINERVA (Roma) Dea dei lavori manuali. Identificata fin dai tempi antichissimi con Atena, Minerva era patrona delle arti e del commercio. Con Giove e Giunone, era venerata in un grande tempio sulla sommità del Campidoglio a Roma.










    Last Post by mameli11 il 30 Dec. 2013
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  6. Ninfea

    By mameli11 il 28 Dec. 2013
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    Tantissimo tempo fa una Ninfa bellissima viveva presso un lago. Un raggio di sole la vide e si innamorò perdutamente di lei, così scese dal cielo e le si avvicinò.
    Il raggio di sole era vestito con un abito lucente tutto d’oro e la Ninfa sivergognò perchè indossava un abito di perle.

    Sentendosi inferiore e mortificata dalla ricchezza del raggio di sole, decise di scendere sul fondo del lago dove era nascosto un immenso tesoro e di portare in superficie dell’oro da mostrare al raggio di sole.

    Così, la Ninfa raccolse dell’oro dal fondo del lago, ma era così pesante che la trascinò giù. La Ninfa sprofondò sempre di più e fu ricoperta dal fango.Solamente le sue mani piene d’oro rimasero visibili.

    Il raggio di sole la cercò ma non la trovò: la sua amata Ninfa si era trasformata in un bellissimo fiore acquatico, la Ninfea, che si apriva non appena lui spuntava e si chiudeva quando lui tramontava.




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  7. COME NACQUE LA LUNA

    By mameli11 il 21 Dec. 2013
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    C'era una volta un guerriero che ardeva d'amore per una misteriosa fanciulla India che appariva solo di notte, in riva al fiume.
    Ogni notte era cosí: la misteriosa donna sbucava dalla foresta all'improvviso e, in modo aggraziato, si adagiava sulla sponda del fiume aspettando il suo innamorato.
    Il giovane ardeva d'amore, ma era molto triste e inquieto perché ogni volta, alle prime luci dell'alba, nel silenzio, la ragazza si dileguava e cosí era impossibile sapere chi fosse e riconoscerla, quindi, di giorno, tra le donne dei villaggio.
    Fu cosí che l'Indio escogitò uno stratagemma: una notte, incontratosi di nuovo con la fanciulla, le accarezzò la fronte con le mani intinte di jenipapo, un inchiostro vegetale nero, convinto così che il giorno dopo l'avrebbe riconosciuta. Alle prime luci del sole, il giovane guerriero si nascose dietro a un cespuglio e cominciò, con grande batticuore a osservare ad una ad una le donne che, dopo essersi bagnate nel fiume, facevano ritorno al villaggio.
    Ad un tratto, ecco le ragazze prendersi gioco e schernire una loro giovane compagna che aveva delle strane macchie scure sulla fronte...
    Al colmo della curiosità, il guerriero la guardò e, quale non fu la sua sorpresa quando si accorse che la fanciulla, cosí tanto amata, era la... sorella minore!
    Distrutto dal dolore, il giovane si fece incontro alla sorella e la informò dell'orribile situazione.
    La notizia trafisse il cuore della donna, che, per la disperazione, decise di fuggire in cielo. Fu cosí che si impossessò di un arco e di una faretra piena di frecce: lo brandì con decisione e dopo averlo teso con tutte le sue forze, scagliò il primo dardo verso l'alto.
    La freccia si fissò cosí alla volta celeste, mentre le altre si conficcarono l'una dietro l'altra, così che, pian piano, si formò una specie di liana che collegava il cielo con la terra.
    Fu un attimo: la giovane, in preda alla disperazione, si avventò sul filo, cominciò ad arrampicarsi agilmente e, arrivata in cima, si fissò tra le stelle. Ancora oggi vive sospesa alla volta celeste e si chiama Luna.





    Last Post by mameli11 il 21 Dec. 2013
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  8. Dal Minotauro a Aliens

    By mameli11 il 20 Dec. 2013
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    Viaggio nel mondo della paura e del mito: un’esposizione a Roma riunisce per
    la prima volta statue di mostri e creature fantastiche dall’antichità alla cellulosa
    La paura, la dimensione infera, la minaccia latente, il sortilegio, la lusinga mortale, la dimensione inesplorata delle acque profonde, la cupa voragine del buio … insomma tutte le nostre ansie e i nostri timori hanno generato mostri. La loro rappresentazione mitologica è da oggi in mostra al Museo nazionale romano di Palazzo Massimo, a Roma in un percorso labirintico che evoca tutta la spettralità del soggetto: oltre 100 pezzi di archeologia che rappresentano grifi, chimere, gorgoni, centauri, sirene, satiri, arpie, Sfinge, Minotauro, Tritone, Pegaso, Scilla e l’Idra di Lerna.

    Ma poiché queste figure fantastiche e terrificanti hanno avuto una coda lunghissima nei secoli, la mostra presenta anche alcune opere di artisti moderni, solo tre opere (un Savinio, un anonimo fiammingo e un Cavalier d’Arpino) a titolo emblematico. Ma è stato soprattutto il cinema ad attingere a questa tradizione e alla presentazione della mostra sono intervenuti Scott Ross, pioniere degli effetti speciali a Hollywood, e Shane Mahan, specialista nella creazione di mostri meccatronici. Domani questi ospiti incontreranno gli studenti del dell’istituto per la cinematografia e dopodomani, sabato 21 alle 11 del mattino, saranno a disposizione del grande pubblico all’Auditorium parco della musica di Roma. La mostra – curata da Rita Paris ed Elisabetta Setari – sarà aperta da domani fino al primo giugno a palazzo Massimo

    Last Post by mameli11 il 20 Dec. 2013
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  9. MARCIA DEI SAMURAI

    By mameli11 il 16 Dec. 2013
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    La marcia dei samurai, organizzata per beneficenza, in occasione del Festival dei Samurai a Tokyo







    Shitennō (四天王?) è un termine giapponese che si riferisce alle divinità dei Quattro Re Celesti, ma è usato anche per indicare alcuni gruppi di quattro persone che esercitano una forte influenza su un determinato territorio. Il nome era molto usato nel Giappone feudale e serviva ad indicare gruppi di samurai, a metà tra la storia e la leggenda, che hanno dato vita ad alcune tra le più famose figure folkloristiche giapponesi.
    Tra i gruppi di Shitennō il più celebre è quello al servizio di Minamoto no Yorimitsu, nella leggenda conosciuto come Raikō, composto da:
    Sakata no Kintoki - probabilmente membro della famiglia Suzaku, conosciuto originalmente con il nome di Kaidomaru, ha dato origine alla leggenda di Kintaro.

    Questo gruppo di samurai è presente nelle leggende di Shutendoji, Yama-uba e Tsuchigumo, sempre al fianco del leggendario Raikō.
    Un altro gruppo di Shitennō è quello di Minamoto no Yoshitsune, presente in molte opere, tra cui il dramma Kabuki Yoshitsune Senbon Zakura (義経千本桜?). I loro nomi sono: Suruga Jirō, Kamei Rokurō, Kataoka Hachirō e Ise Saburō.


    SIMBOLI Dal medioevo giapponese ai manager ultratecnologici di Tokio: un libro e un film riportano d' attualità una figura che abita da sempre l' immaginario collettivo SAMURAI La leggenda dei guerrieri immortali di CARLO LUCARELLI Agli inizi del Seicento i samurai in Giappone erano più di un milione, quasi il cinque per cento della popolazione. Amministravano, governavano, servivano, e soprattutto combattevano, uccidevano e si uccidevano in nome di una regola di vita e di un signore. Se cerchiamo di immaginarli, li leghiamo senza scampo a qualcosa di inconfondibilmente giapponese. Possiamo chiudere gli occhi e vederli, piccoli e grassottelli, grandi e robusti, alti e magri, ma sempre con quei movimenti a metà tra l' ascetico e lo scimmiesco, sia che corrano curvi sulle gambe nude, i piedi aggrappati all' infradito dei sandali dalla suola di legno, le braccia che roteano dentro le maniche ampie del kimono come il Kikuchiyo di I sette samurai di Akira Kurosawa, sia che avanzino da lontano spingendo una carriola con dentro un bimbo silenzioso, il cranio sagomato da geometriche stempiature artificiali e due sciabole alla cintura alla maniera della scuola Nito, come l' Itto Ogami della serie televisiva. Oppure come Toshiro Mifune in Sanjuro, immobili con la katana abbassata in posizione gedan, la punta della lama che sfiora il terre...

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    Last Post by marcel53 il 16 Dec. 2013
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  10. 13 DICEMBRE: LA NOTTE DI SANTA LUCIA

    By mameli11 il 13 Dec. 2013
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    Solo pochi giorni prima di Natale, arriva, accompagnata dal suo asinello, Santa Lucia a portare dolci e doni ai bambini buoni.

    Secondo la leggenda, nel III secolo a Siracusa viveva Lucia, una giovane vergine appartenente a una ricca famiglia della città, che era stata promessa bambina in sposa a un giovane pagano.

    Ma col passare degli anni Lucia cominciò ad interessarti alla fede cristiana ed in particolare alla Santa Catanese Agata, anche contro il parere della sua famiglia.

    Un giorno la madre di Lucia di ammalò gravemente e la ragazza, quando seppe che non c’era più speranza di guarigione, la condusse al sepolcro di Sant’Agata a Catania.

    Subito dopo la madre iniziò a migliorare fino a guarire inspiegabilmente e questo avvenimento spinse Lucia a decidere di aderire totalmente alla fede cristiana, rinunciando anche al matrimonio.
    Ma il fidanzato, quando seppe il motivo della decisione, la denunciò alle autorità imperiali, che in quel periodo per ordine dell’imperatore Diocleziano, avevano intrapreso una feroce persecuzione contro i cristiani.

    Lucia venne arrestata e il prefetto Pascasio cercò in tutti i modi di farle rinnegare la fede cristiana e compiere sacrifici agli dei.

    Le guardie imperiali torturarono in ogni modo la giovane, con l’olio, la pece bollente, il fuoco e addirittura le cavarono gli occhi, ma niente sembrava smuovere Lucia.

    Alla fine le sofferenze della ragazza ebbero termine quando una guardia la trafisse al collo con un pugnale.

    santa lucia 1Con il tempo la figura di Santa Lucia è diventata una delle sante più amate dai bambini, in particolare nelle provincie di Bergamo, Brescia , Verona, ma anche a Pavia.

    Infatti nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, secondo le tradizioni popolari, la Santa, con il suo asinello e il cocchiere Castaldo, porta dolci e giocattoli ai bambini più buoni.

    Nei giorni precedenti la festa i bambini scrivono una letterina con cui chiedono i regali che vorrebbero ricevere, mentre la sera del 12 preparano un piatto di farina per l’asinello, una tazza di caffè per Santa Lucia e un pezzetto di pane per Castaldo, e a volte anche arance, biscotti, fieno.

    Se qualche bambino cerca di vedere Santa Lucia al suo arrivo, si dice che la Santa butti una manciata di cenere ai più curiosi.

    Il giorno dopo i bambini trovano i dolci e i doni richiesti.

    Un’altra tradizione legata alla Santa è quella che considera il 13 dicembre, in Val Padana, “il giorno più corto che ci sia”.

    Infatti dal 13 dicembre fino al 21 dicembre le ore di luce durante il giorno sono molto ridotte, tanto che già alle diciassette è sera.

    Anche in Scandinavia si festeggia Santa Lucia, ogni 12 dicembre i bambini cuociono i biscotti, che poi verranno offerti il giorno dopo dalla figlia più grande ...

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    Last Post by mameli11 il 13 Dec. 2013
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