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Più il pianeta si riscalda più gli animali sono costretti ad abbandonare le latitudini tropicali per dirigersi verso nord, o verso sud - comunque in direzione dei Poli. E più gli animali si spostano verso quelle latitutini, più si ritrovano in ambienti poco familiari, dove le loro principali fonti di cibo sono scarse o assenti.
Secondo uno studio della University of Aberdeen, pubblicato su Nature Ecology & Evolution, questa migrazione climatica forzata risulta poi in un drastico cambiamento nella dieta di queste specie, che si vedono costrette a reinventare le proprie abitudini alimentari per sopravvivere. Lo studio, dedicato nello specifico ai lepidotteri (farfalle e falene), sostiene che questa rivoluzione alimentare presenterà il conto anche a noi umani, e che dovremmo cominciare ad agire per prevenire possibili disastri.
Perché alcune falene non temono i pipistrelli?
UNA DIETA VARIA ED EQUILIBRATA. Lo studio fornisce una risposta a una domanda che l'ecologia si pone da tempo. Sappiamo infatti da decenni che c'è un legame tra latitudine e varietà della dieta, e che a latitudini maggiori gli animali consumano più cibi diversi rispetto alle loro controparti tropicali. Finora però, secondo l'autore dello studio, Lesley Lancaster, non era chiaro il perché; per cercare una risposta ha studiato le differenze nella dieta di centinaia di migliaia di specie di farfalle e falene, e ha notato che sono soprattutto le popolazioni più recenti ad aver adottato una dieta più ampia.
Secondo Lancaster si tratta di insetti che si sono spostati verso latitudini maggiori per sfuggire al caldo estremo, e si sono dovuti adattare alla situazione: «Molti di noi hanno provato l'esperienza di trasferirsi in una nuova città e cominciare a provare nuovi tipi di cibo. Perché non dovrebbe valere anche per gli animali?».
CHE COSA C'ENTRIAMO NOI? L'esodo di massa verso climi più freschi non è solo un brutto segnale riguardo allo stato di salute del nostro pianeta: potrebbe anche essere il preludio a grossi problemi per l'agricoltura. Nulla garantisce infatti che queste nuove specie non si innamorino di qualche pianta fondamentale per la nostra filiera alimentare, e diventino un problema per i raccolti, oltre che un potenziale vettore di nuove malattie. La speranza di Lancaster, quindi, è che il suo studio convinca le autorità locali di tutte le zone a rischio a studiare il modo per prevenire il problema piuttosto che doversi poi trovare a curarlo.
Come è noto sono ammesse dal DPCM del 22 marzo 2020 e del 10 aprile le coltivazioni agricole, codice Ateco 01 e seguenti. E’ ammesso inoltre il commercio all’ingrosso di sementi e alimenti per il bestiame (mangimi), piante officinali, semi oleosi, patate da semina e il commercio all’ingrosso di fiori e piante.
Poiché la popolazione è tenuta a rispettare l’isolamento sociale e la mobilità zero per contenere l’epidemia di coronavirus , il via libera alle coltivazioni agricole è da intendersi solo per chi lavora nel settore agricolo e ne trae reddito.
La possibilità di fare attività negli orti è limitata essenzialmente «all’ambito della filiera della coltivazione e della produzione agricola, prettamente alimentare e di carattere imprenditoriale».
E per chi ha l’orticello o il vigneto dietro casa o il piccolo fondo agricolo a qualche metro dalla propria abitazione e li coltiva per hobby?
Interviene un chiarimento firmato dal vicecapo di gabinetto del Presidente della Regione Campania, Almerina Bove
“Tenuto conto che le attività agricole non risultano vietate dalle disposizioni statali vigenti (di cui, attualmente, al DPCM 10 aprile 2020) e che le attività di cura degli
orti e poderi, anche per autoproduzione, e degli animali da cortile sono finalizzate a
scongiurarne il deperimento e pertanto necessitate, gli spostamenti finalizzati alle dette attività risultano consentiti sul territorio regionale. Ai sensi di quanto disposto dalle ordinanze indicate in epigrafe con riferimento a tutti gli spostamenti consentiti è peraltro richiesto che gli spostamenti siano effettuati in forma individuale (salvo che si tratti di soggetti appartenenti al medesimo nucleo familiare convivente) e per il tempo strettamente necessario all’espletamento di dette attività, fermo restando il rispetto delle regole di distanziamento sociale e delle connesse precauzioni obbligatorie per quanti sono in circolazione sul territorio.
Pertanto si può uscire per curare il proprio orto e il piccolo fondo agricolo a patto che ricorrano due preliminari e precise condizioni:
a) si tratti di salvare una cultura deperibile e che necessita quindi di un lavoro indifferibile;
b) a lavorare sia una sola persona del nucleo familiare.
Stesso discorso potrebbe valere per le potature degli alberi e le sfoltiture delle siepi.
Fuori dai due casi indicati, per chi ha l’orto, il frutteto o il vigneto e li coltiva per passione valgono le stesse disposizioni generali per tutta la popolazione: ovvero restare a casa e non svolgere le attività agricole all’aperto.
la nuova campagna di comunicazione globale che, attraverso le parole del Discorso all'Umanità di Charlie Chaplin, vuole dare un messaggio di positività, presentando quello all'orizzonte come un mondo nuovo, pronto ad accogliere un’umanità ritrovata.
Buona serata e ricordiamoci sempre le ormai famose e salutari ....distanze...
Dolce profumo di primavera, di nuova vita. Nell’aria un vento d’amore, che farà sbocciare nuova speranza nei cuori. Buona Pasquetta!
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